Reportage

Il vino che unisce, dal Mendrisiotto al Sudafrica

La storia di Iacopo Trapletti, che da Coldrerio è partito alla volta di Springfontein Wine Estate per carpire i segreti del vino e applicarli nell’azienda vitivinicola di famiglia

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Dal Mendrisiotto al Sudafrica, il vino che unisce

Falò 17.09.2024, 20:42

Di: Alessandra Maffioli/Falò

“Qualcosa doveva cambiare: allora ho pensato che l’unico modo era quello di andare via, andare all’estero. Nuova cultura, nuove persone, nuova lingua, nuove sfide”. Iacopo Trapletti è giovane, poco più che ventenne. Non conosce un granché il mondo. Ma sa che non finisce a Coldrerio, dove è nato e cresciuto. E dove il nonno (prima) e il papà (poi) hanno creato e sviluppato un’azienda che da ortofrutticola si è trasformata in vitivinicola.

La sua vita, lo sa già, scorrerà lungo i filari della loro tenuta nel Mendrisiotto, ma prima, appunto, bisogna conoscere un po’ il mondo, confrontarsi con altre realtà, rubare qualche buona idea e imparare l’inglese.

E così, nel gennaio di quest’anno, è partito per il Sudafrica. Destinazione: Springfontein Wine Estate, un lembo di terra stretto tra la catena montuosa dei Kleinrivier a nord e l’oceano atlantico a sud, una tenuta piccola per gli standard sud africani.

“La storia di Springfontein inizia 30 anni fa con mio marito. Quando Jost arrivò qui si innamorò del posto, perché vi percepì un che di magico, un’energia particolare, che ti cattura” racconta a Falò Jeanne, un’enologa di Chablis, un paesino della Borgogna, che da diverso tempo vive in Sudafrica.

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Iacopo Trapletti

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“Non ci è mai mancata l’acqua. Minerale. Pura. Le pietre sono un calcare marittimo. Per questo il nostro vino ha una mineralità particolare. È un terreno perfetto per la vigna”, spiega Jeanne.

Venticinque ettari coltivati prevalentemente a Pinotage e Chenel, due vitigni autoctoni. E un metodo di vinificazione diverso da quello che Iacopo ha conosciuto a casa... “Springfontein ha adottato la vinificazione spontanea, con lieviti naturali che sono presenti sull’acino dell’uva Queste vinificazioni sono un po’ più complicate da gestire. Partono in maniera più lenta. Invece a casa utilizziamo lieviti selezionati che nel bio si possono usare. Non c’è nessun problema. È una questione etica, ci sono persone che vogliono essere completamente naturali”.

Springfontein produce tra le 80 e le 100mila bottiglie all’anno, una piccola realtà paragonata ai giganti delle cape winelands.

“Springfontein non è la cantina per grandi vinificazioni, ma è quasi una famiglia, c’è gente che arriva dal Malawi, Zimbabwe, Sudafrica, anche dalla Germania. Ed è molto bello questo scambio di culture”, spiega Iacopo, che, una volta tornato a casa, ha fatto tesoro dell’esperienza sudafricana.

“Iacopo ora deve portare freschezza, ma anche dinamicità e velocità. Non possiamo più andare alla velocità di piccoli cambiamenti che succedevano dieci anni fa. Perché gli altri si stanno muovendo a un’altra velocità, specialmente i mercati svizzeri emergenti, i Grigioni e tutti i cantoni della Svizzera tedesca, che producono ottimi rossi”, dice Enrico Trapletti, il papà di Iacopo, che conta sulla nuova generazione per garantire un futuro all’azienda              

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