Analisi

Voto in Brandeburgo, occhi puntati sull’AfD

Il partito di estrema destra è in testa ai sondaggi nel feudo socialdemocratico; i Grünen rischiano di rimanere fuori dal Parlamento regionale

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Dietmar Woidke (SPD)

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Di: Stefano Grazioli

Dopo la Sassonia e la Turingia all’inizio del mese è ora la volta del Brandeburgo, il terzo Land della vecchia DDR ad essere chiamato al voto. Anche in questo caso le elezioni (in programma domenica 22 settembre) hanno una valenza che supera i confini locali e assume particolare rilevanza a livello nazionale. A Potsdam, il capoluogo alle porte di Berlino, capitale che costituisce regione sé stante, governa dal 1990 la SPD, il partito dell’attuale cancelliere Olaf Scholz. Dalla riunificazione tedesca il Brandeburgo è stato un feudo socialdemocratico e oggi il governatore Dietmar Woidke è a capo di un’alleanza di cui fanno parte i conservatori della CDU e i Verdi, la cosiddetta Coalizione Kenia. Secondo gli ultimi sondaggi, in testa, con il 28%, c’è però l’Alternative für Deutschland (AfD), il partito di estrema destra che ha registrato un notevole successo in Turingia, diventata la prima forza, e in Sassonia, seconda alle spalle della CDU. Dietro i nazionalpopulisti ci sono la SPD di Woidke (25%), la CDU (16%) e il BSW, Bündnis Sarah Wagenknecht, formazione di sinistra fondata all’inizio di quest’anno dalla ex leader della Linke, erede del partito comunista della vecchia Germania est. I Grünen rischiano invece di rimanere fuori dal Parlamento regionale se non supereranno la soglia del 5%.

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Il destino di Scholz

Come nel caso degli altri due Länder dove si è appena votato, anche in Brandeburgo bisognerà aspettare i risultati definitivi per capire che tipo di alleanze saranno possibili e quali opzioni avrà eventualmente la SPD, con Woidke che ha dichiarato di non essere disponibile a guidare la regione, se il suo partito sarà davvero superato dalla AfD. Al netto delle esternazioni in campagna elettorale, è inevitabile però che la questione potrà avere effetti a Berlino e un terremoto con un trionfo della destra, accompagnato da un tonfo dei socialdemocratici, potrebbe destabilizzare la posizione di Scholz.

Il cancelliere e i suoi alleati nel governo federale, i Verdi e i Liberali della FDP, stanno attraversando ormai da tempo un periodo complicato e a un anno dalle elezioni del 2025 tutti si stanno preparando già per la prossima campagna elettorale nazionale: se l’opposizione conservatrice ha già scelto proprio in questi giorni come candidato al Kanzleramt Friedrich Merz, capo della CDU, la SPD non ha ancora deciso chi sarà il suo cavallo da mettere in corsa. Da questo punto di vista il voto del Brandeburgo è fondamentale anche per il ruolo futuro di Olaf Scholz: l’eventuale altro candidato alla cancelliera sarebbe probabilmente l’attuale ministro della Difesa, Pistorius.

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L’avanzata della destra

A Potsdam si giocano dunque i destini della SPD, che in ogni caso, dovesse cedere il passo alla AfD e rimanere ben davanti alla CDU, avrebbe la possibilità di tentare la formazione di un nuovo governo, imbarcando al posto dei Grünen il BSW, partito in ascesa e probabilmente decisivo per formare le nuove coalizioni anche in Turingia e Sassonia: se le affinità della formazione di Wagenknecht con i socialdemocratici non mancano, le differenze con i conservatori invece sono molte, ma per tutti vale la necessità di escludere la destra radicale dal governo, almeno a questo giro. Ecco, quindi, che lo scenario per la SPD risulta migliore in Brandeburgo che altrove, con la possibilità concreta di rimanere al governo della regione. Rimane il fatto che l’Alternative für Deutschland, che in Sassonia e Turingia ha oltrepassato il 30%, è in attesa di un altro risultato con botto, sia che arrivi davanti o dietro la SPD.

Hans Christoph Berndt, lo Spitzenkandidat dei nazionalpopulisti, è un noto estremista di destra, fondatore nel 2015 di Zukunft Heimat, organizzazione finita sotto i radar dell’Ufficio per la protezione della costituzione e nota per le tendenze razziste. Come Björn Höcke in Turingia, Berndt ha cavalcato i temi dell’immigrazione e della sicurezza, raccogliendo ampio consenso tra tutti gli strati dell’elettorato, in particolare quello giovanile: difficilmente riuscirà a diventare Ministerpräsident a Potsdam, ma la AfD sarà il maggior partito all’opposizione e come nelle altre regioni aspetterà al varco le coalizioni di governo che dovranno conciliare anime molto differenti e rimanere salde, con programmi concreti e realizzabili, se non vorranno naufragare tra le promesse non mantenute. È lo stesso scenario a livello nazionale, dove l’Alternative für Deutschland è ormai il secondo partito, pronta per le elezioni al Bundestag del prossimo anno. 

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