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“Denuncia che mostra l’altro lato della storia”

Quanto è difficile dimostrare l’accusa di genocidio lanciata dal Sudafrica a Israele? Lo spiega la professoressa Paola Gaeta che si dice scioccata dai video mostrati alla Corte dell’Aia

  • 11 gennaio, 20:02
  • 11 gennaio, 20:02

L'accusa di genocidio contro Israele all'Aja

SEIDISERA 11.01.2024, 18:11

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RSI Info

È la notizia del giorno. Per il suo intervento militare a Gaza, in risposta al massacro attuato da Hamas il 7 ottobre, Israele è accusato dal Sudafrica di aver violato la Convenzione sul genocidio. Il caso è finito davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia.

Ma qual è la definizione giuridica di genocidio? Lo spiega alla RSI Paola Gaeta, professoressa all’Istituto di alti studi internazionali di Ginevra.

“La definizione, almeno quella adottata a livello internazionale, prevede che vengano commessi cinque atti, tra cui l’omicidio e l’inflizione di sofferenze mentali e fisiche, con uno scopo particolare. Ossia quello di distruggere un gruppo nazionale, etnico, religioso o razziale in quanto tale. È questo l’elemento che caratterizza il genocidio, cioè che questi gravi reati siano accompagnati da questo dolo specifico”.

Quanto è difficile provarlo?           

“È chiaro che, quando diciamo provare, bisogna capire davanti a chi dobbiamo dimostrare un’accusa di genocidio. Perché gli standard di prova possono variare a seconda dell’istanza a cui ci rivolgiamo. Ad esempio, le Commissioni d’inchiesta possono avere uno standard probatorio un po’ inferiore, come per esempio è accaduto nel caso della Commissione di inchiesta per le accuse di genocidio contro il Myanmar nei confronti della popolazione Rohingya. Lì, lo standard di prova era di un ragionevole dubbio che ci fosse genocidio. Nel caso invece della commissione di un genocidio da parte di un governo, perché stiamo parlando non di un reato penale, ma di un fatto illecito che uno Stato può commettere in violazione del diritto internazionale, la Corte internazionale di giustizia ha spiegato, nei casi precedenti, che lo standard probatorio è molto elevato. Perché si tratta di una accusa grave e dunque devono esserci prove concludenti che portino a dimostrare, come unica ragionevole conclusione, che la violenza inflitta abbia uno scopo genocidario”.

Quanto è solida, secondo lei, la documentazione portata dal Sudafrica?

“Ho seguito tutta l’udienza, in diretta, stamattina e devo ricordare che la Corte in questi giorni non si pronuncia sul merito. Non si pronuncia, cioè, se siano fondate al di là di ogni dubbio ragionevole le accuse del Sudafrica contro Israele, perché per questo bisognerà attendere una procedura molto lunga che durerà non mesi, ma anni. Potremmo attenderci un giudizio della Corte, se essa si vorrà pronunciare, tra otto-dieci anni. In questi due giorni assistiamo a un giudizio sulle cosiddette misure conservatorie o misure urgenti. Lì lo standard di prova è più basso, perché bisogna dimostrare l’urgenza, l’irreparabilità dei diritti e che ci sia un buon fondamento per chiedere delle misure urgenti provvisorie. Secondo me, da quello che ho sentito il Sudafrica ha un dossier molto solido per questo. Non per dimostrare che le accuse siano fondate, ma per giustificare, a causa dell’urgenza della situazione, le misure urgenti”.

Una sentenza di questo tipo, se ci fosse, quanto sarebbe clamorosa? E potrebbe davvero essere attuata?

“Questa è una domanda che ci si fa spesso quando si parla di tribunali internazionali. Visto che i bombardamenti a Gaza ci sono adesso e la sentenza potrebbe arrivare tra anni. Oppure se le misure conservatorie vengono date, bisognerà vedere se Israele si conforma. Ma a livello dell’impatto che questa decisione della Corte potrà avere, anche semplicemente l’istituzione del procedimento contro Israele, secondo me è molto importante. Perché dà la possibilità di vedere un altro lato della storia e comunque portare in aula delle testimonianze che magari non si vedono. Stamattina sono rimasta molto impressionata da alcuni video che il Sudafrica ha presentato alla Corte in cui si vedevano i soldati israeliani che ballavano e cantavano dicendo li ammezzeremo tutti. Ecco, questa cosa mi ha molto scioccato”.
                

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