Nella notte tra giovedì e venerdì l’acqua ha continuato a invadere case, strade e campagne dell’Emilia-Romagna e coloro che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni hanno quasi raggiunto quota 1’500. Nonostante i rovesci siano diventati di carattere sparso, l’allerta rossa prosegue fino a questo venerdì sera.
In Emilia-Romagna la situazione più critica è nella frazione di Bagnacavallo, dove la piena del fiume Lamone ha rotto gli argini allagando una vasta zona del ravennate, costringendo le persone a lasciare le loro case. Un terzo del comune è sott’acqua, l’ammontare dei danni non è ancora chiaro.
Due (forse) i dispersi
I pompieri stanno cercando due persone che sarebbero disperse, anche se, indica il sindaco di Bagnacavallo Matteo Giacomoni, “non ci risultano denunce” di scomparsa. E prosegue spiegando che è difficile tenere il contro degli sfollati del paese: “Moltissimi hanno trovato riparo da parenti amici. Stiamo contattando tutti telefonicamente da due giorni”.
A essere più a rischio sono sempre la provincia di Bologna, la costa e la pianura romagnola, nonché il Ravennate. Il maltempo ha inoltre colpito le Marche e l’alto Mugello, dove è ancora allerta gialla.
Monta la polemica sulle responsabilità
Nel frattempo è scattata la polemica in cui vengono accusati i vertici regionali di non aver fatto abbastanza per evitare disastri del genere. A innescarla è stato il ministro Nello Musumeci, responsabile della Protezione civile italiana, secondo il quale “la prevenzione va fatta per tempo e dalle regioni”.
D’altro avviso è invece Irene Pirolo, sostituta presidente dell’Emilia-Romagna, che punta invece il dito contro la lentezza del Comando operativo dello Stato Maggiore, diretto dal generale Figliuolo, e contro il mancato finanziamento, da parte del Governo, dei progetti per la costruzione delle casse di espansione, sistemi che permettono di stoccare temporaneamente l’acqua di una piena.