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“Armi nordcoreane a Hamas? Difficile dirlo, fonte di parte”

Le guerre a Gaza e in Ucraina “non sono collegate”, afferma l’esperto Alessandro Colombo e non si alimentano a vicenda. Anzi, la concomitanza “è un problema”

  • 8 gennaio, 14:49
  • 8 gennaio, 23:40

RG 12.30 del 08.01.2023 L’intervista di Manjula Bhatia ad Alessandro Colombo

RSI Info 08.01.2024, 14:47

  • reuters
Di: RG/pon

“Hamas utilizza armi nordcoreane”: dopo indiscrezioni degli ultimi mesi, questa volta l’accusa è diretta e arriva dai servizi segreti sudcoreani. L’intelligence di Seul si basa su immagini di armi che l’esercito israeliano afferma di aver sottratto ai combattenti e prende spunto anche da un’inchiesta giornalistica. Pyongyang ha sempre negato le accuse. Sono credibili?

“È molto difficile dirlo”, afferma Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali all’Università degli Studi di Milano, intervistato dal Radiogiornale della RSI. “È chiaro”, aggiunge, “che la fonte è una fonte sospetta, nel senso che la Corea del Sud ha naturalmente tutto l’interesse a considerare la Corea del Nord come non soltanto una fonte di disordine all’interno della propria regione, ma una fonte di disordine a livello globale, in modo da mobilitare l’intera comunità internazionale o più precisamente l’intero Occidente, contro il proprio avversario regionale. È impossibile dire. Quello che è certo è che in una condizione come questa ci sono incursioni opportunistiche da parte di tanti attori extraregionali nei conflitti all’interno delle diverse regioni. Quindi è dubbia la fonte, ma non è del tutto implausibile”.

Anche perché comunque i rapporti tra la Corea del Nord e la Russia, dopo l’invasione russa dell’Ucraina si sono comunque rafforzati...

Questo sicuramente sì. Ecco, quello che dovremmo cercare di evitare, ma su cui invece ci sono state un po’ di forzature negli ultimi mesi, è guardare i due conflitti come se fossero collegati tra di loro. In realtà la guerra in Ucraina e la guerra a Gaza appartengono a due contesti sia storici che geopolitici completamente diversi e quindi è perfettamente comprensibile che la Corea del Nord abbia un rapporto molto stretto dal punto di vista militare con la Russia, ma per esempio la Russia ha, di fronte alla guerra israelo-palestinesi, una posizione molto più sfumata, nel senso che la Russia ha buoni rapporti con tutte e due le parti.

Quindi lei non vede delle connessioni tra questi due conflitti, nemmeno dal punto di vista delle forniture di armi, che poi sono ciò che fa sì che questi conflitti si perpetuino...

Questa è una connessione, nel senso che le forniture di armi intrecciano i conflitti, anche se i conflitti restano dal punto di vista politico, dal punto di vista diplomatico e dal punto di vista strategico due conflitti totalmente separati. C’è da alcuni anni a questa parte una retorica - anche molto autorevole - della cosiddetta guerra mondiale per pezzi. In realtà noi non stiamo vivendo una guerra mondiale per pezzi, noi stiamo vivendo una serie catastrofica di conflitti regionali diversi tra di loro che si incrociano opportunisticamente perché chi gioca in una partita entra opportunisticamente nell’altra. Ma questo non basta a saldare tutte queste cose in un orizzonte comune.

Ci sono comunque attori attivi sui due fronti nella fornitura di armi, mi riferisco agli Stati Uniti e all’Iran. Questo che rischi pone dal punto di vista della possibilità che i due conflitti si alimentino a vicenda?

Alimentarsi a vicenda? Per la verità non credo proprio. Il caso degli Stati Uniti è il caso più rilevante. Gli Stati Uniti, avendo delle responsabilità di carattere globale, sono quasi inevitabilmente presenti sia dal punto di vista diplomatico sia dal punto di vista militare, sia nella guerra ucraina sia nella guerra a Gaza. Ma il fatto di essere presenti contemporaneamente su tutte e due le guerre non è un’opportunità, ma è un problema e avvertito come tale anche, per esempio, dall’Ucraina. L’Ucraina ha percepito dall’inizio l’apertura della guerra a Gaza come una diminuzione di importanza, agli occhi dei Paesi europei e agli occhi degli Stati Uniti, del proprio conflitto con la Russia. Quindi c’è, ripeto, una connessione, ma non è una connessione che spinge i due conflitti nella stessa direzione.

Secondo lei, quali di questi due conflitti pone i maggiori rischi a livello globale?

Sono tutti e due conflitti catastrofici, non soltanto dal punto di vista umanitario ma anche dal punto di vista politico. Sollevano rischi diversi. Il rischio naturalmente della guerra in Ucraina è il rischio di un ulteriore aggravamento della contrapposizione, questa sì di carattere globale, tra Stati Uniti e Paesi europei da una parte e Russia e Cina dall’altra. La guerra a Gaza solleva naturalmente quello che tutti temiamo da qualche settimana a questa parte, cioè il rischio di una escalation a livello regionale. Ma questa escalation a livello regionale scombina gli assetti diplomatici che abbiamo visto in occasione della guerra in Ucraina. Perché non ci sono in realtà gli stessi schieramenti anche se ci sono le stesse mosse opportunistiche.
                

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  • Keystone



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