La testimonianza

“Le immagini del campo di concentramento tornano ogni notte”

Sopravvissuto all’Olocausto, Fishel Rabinowicz ha appena compiuto 100 anni; da 70 vive a Locarno e continua a raccontare la sua storia

  • 17 settembre, 05:30
  • 17 settembre, 05:35
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Il centenario Fishel Rabinowicz ha iniziato ad affrontare il trauma dopo la pensione

  • Fondazione Gamaraal
Di: Iwan Santoro (SRF)/sf

Fishel Rabinowicz a volte si addormenta solo al mattino, perché le immagini del passato lo tormentano ancora, anche 80 anni dopo la liberazione dal campo di concentramento da parte degli americani. Il neo centenario, che da 70 anni vive a Locarno, ha raccontato la sua storia ai microfoni della SRF.

Se dopo le quattro è ancora sveglio, si alza, beve un bicchiere di latte e fuma una sigaretta. Fuma ancora, ma solo cinque o sei sigarette al giorno, sorride il centenario. Riesce ancora a ridere, ma dalla liberazione non ha più lacrime da piangere.

L’intervista a Fishel Rabinowicz (Rendez-vous, SRF, 09.09.2024)

Rabinowicz è cresciuto in Polonia, con 9 fratelli. Nel 1941, ancora minorenne, fu il primo della sua famiglia a essere deportato. In totale è stato imprigionato in nove campi di lavoro e di concentramento. Grazie alla sua forma fisica, fu messo a lavorare, prima a posare binari e poi a costruire autostrade.

La cosa peggiore per Rabinowicz è stata la disumanizzazione da parte dei nazisti: nei campi non aveva più un nome, ma gli fu affidato il numero 19037. Doveva presentarsi con questo numero e gli si rivolgeva con esso. “Ero solo un numero” ricorda il centenario.

Verso la fine del regime nazista, ha dovuto affrontare una marcia della morte verso il campo di concentramento di Buchenwald con centinaia di altri detenuti. Sopravvissuto alla marcia di 325 chilometri, l’allora 21enne pesava solo 29 chili. Sempre più debole, alla fine si sdraiò sotto una baracca del campo per morire, solo per essere liberato dagli americani lo stesso giorno.

Della sua famiglia, composta da 35 persone, solo quattro sopravvissero alla guerra, tra cui lui e due dei suoi fratelli. Rabinowicz fu ricoverato in diversi ospedali per quattro anni, per poi andare a Davos per problemi polmonari. In Svizzera conobbe sua moglie e si stabilì con lei a Locarno. Diventò decoratore e cominciò a lavorare in un grande magazzino.

Le persone preferiscono distogliere lo sguardo

Solo dopo la pensione, nel 1989, Rabinowicz iniziò a fare i conti con il suo trauma, diventando un artista. Voleva registrare ciò che aveva vissuto per i posteri. Scrivere era fuori questione per lui. Tornò quindi alle sue radici ebraiche, alla conoscenza della lingua ebraica, della Kabbalah e della teoria ebraica dei numeri, la gematria. Attingendo alla sua esperienza di decoratore, realizzava dei quadri con le tecniche del taglio della carta.

Con le sue opere voleva anche trasmettere la cultura ebraica. Ma, dice Rabinowicz, nella sua lunga vita ha dovuto imparare che la gente non è interessata alla cultura ebraica. In generale, la gente preferisce distogliere lo sguardo invece di guardare. Per questo la Germania nazista ha potuto fare ciò che voleva. “L’Europa guardava e lasciava che Hitler facesse quello che voleva” afferma.

Non è quindi sorpreso dal ritorno dell’antisemitismo in Europa. Per Rabinowicz è quindi un dovere continuare a raccontare la sua storia, soprattutto nelle scuole. Dopo tutto, sono rimaste solo poche persone che hanno vissuto questo orrore. Rabinowicz è uno degli ultimi sopravvissuti al campo di concentramento di Buchenwald.

Sopravvissuti all’Olocausto in Svizzera

Si stima che in Svizzera vivano ancora poco meno di 350 sopravvissuti all’Olocausto. La maggior parte di loro è molto anziana. La Fondazione Gamaraal sostiene queste persone in Svizzera e si impegna a promuovere l’educazione sull’Olocausto.

A tal fine, la Fondazione ha realizzato la mostra “Gli ultimi sopravvissuti svizzeri all’Olocausto” con il sostegno della Confederazione Svizzera. La mostra ritrae alcuni degli ultimi sopravvissuti all’Olocausto in Svizzera. Fishel Rabinowicz è uno di loro.

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Fishel Rabinowicz, la testimonianza del sopravvissuto - La leadership delle suore - Prima pastora palestinese

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