Letteratura

Benjamin Labatut

Andare al cuore delle cose per ravvisarne il mistero

  • Oggi, 08:51
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  • Cristóbal Palma
Di: Elisabeth Sassi/Alessandro Chiara

Nato a Rotterdam nel 1980, Benjamin Labatut ha vissuto per la maggior parte della sua vita tra Olanda e Cile, dove vive al momento. Giornalista e scrittore, ha pubblicato per la casa editrice Adelphi tre dei suoi libri tradotti in italiano da Lisa Topi e Norman Gobetti. La sua prosa propone numerosi collegamenti tra eventi storici e personaggi, pur lasciandoli sempre parzialmente in ombra restituendo così quel senso di enormità, di risonanza e implicazioni che ci riguarda tutti e tutte: non importa che l’evento descritto sia tra i più banali della vita di tutti i giorni oppure che si tratti di una grande scoperta scientifica che cambierà le sorti di tutto il mondo conosciuto fino a quel momento, Benjamin Labatut con la letteratura prova ad andare al cuore delle cose.

In “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” e “Maniac” pubblicati per Adelphi rispettivamente nel 2021 e nel 2023 parla di scienza, di mistero, di veleni terribili e anche di fisica quantistica. Ci parla in particolare del Novecento e dello sgomento difronte al quale lo scienziato si trova una volta effettuata una scoperta e del prezzo da pagare per aver guardato dentro l’abisso che la scienza prova a svelare. Poi c’è anche un piccolo libretto, “La pietra della follia” pubblicato sempre per Adelphi nel 2021 e che sta a metà tra il saggio e il racconto breve e nel quale l’autore racconta un po’ di sé.

Per avere un’idea di ciò di cui scrive Labatut, riportiamo qui una breve citazione tratta da “Quando abbiamo smesso di capire il mondo”:

Schrödinger sapeva che era la scoperta cui aspirava da tutta la vita, ma non aveva idea di come spiegarla. Per ricavare la sua equazione non era partito da nessuna formula. Non si era basato su nulla di conosciuto. L’equazione stessa era un principio, e la sua mente l’aveva tratta dal nulla.

Benjamin Labatut

Queste poche righe suggeriscono che ci sia qualcosa nel cuore delle cose che si sottrae alla nostra comprensione, che non riusciamo a vedere pur possedendo una mente brillante come quella del fisico austriaco Erwin Schrödinger. Ed è proprio questo mistero l’elemento attorno cui ruotano le trame di Labatut e su cui abbiamo interrogato lo scrittore olandese.

Ciò che dimentichiamo a proposito del mistero – ed è qualcosa che l’essere umano ha sempre saputo – è che non siamo noi a svelare il mistero, è il mistero ad auto-rivelarsi. Il mistero è qualcosa che si nasconde dalla ragione, è qualcosa che sprofonda nell’oscuro, che rifugge nelle caverne. C’è sempre una piccola grotta perché è da lì che proveniamo ed è lì che molte delle nostre memorie, che non sono coscienti, ancora risiedono. La scienza rivela ciò che può essere trasposto a parole, ciò che può essere pensato, razionalizzato, ciò che può essere compreso. Ma c’è molto dell’universo che non può essere compreso, che può essere esclusivamente vissuto, o che può solo essere immaginato oppure sognato. Il mistero è quella cosa che se lo rincorri, lo affronti o se lo insegui con le parole lo perderai, scapperà.

Benjamin Labatut

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Laser 18.09.2024, 09:00

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