Svizzera

Fiducia nella Svizzera, meno nel mondo

I cittadini guardano con ottimismo al futuro della Confederazione ma coltivano dubbi sulle sorti della politica mondiale: lo rivela il sondaggio “Sicurezza 2024”

  • 26 marzo, 20:54
  • 27 marzo, 06:50

Gli svizzeri sono pessimisti ma si sentono sicuri

Telegiornale 26.03.2024, 20:00

  • Keystone
Di: ATS/RSI Info

Martedì sono stati pubblicati i risultati dello studio “Sicurezza 2024”, un sondaggio eseguito dall’Accademia militare (ACMIL) e dal Center for security studies (entrambi attivi in seno al Politecnico federale di Zurigo) che mira a saggiare le percezioni della popolazione rispetto a temi di difesa nazionale e politica estera.

Guardando all’interno, dai dati emerge un robusto sentimento di ottimismo rispetto al futuro della Svizzera, mentre affiora una certa preoccupazione verso le sorti della situazione geopolitica mondiale.

Lo studio – realizzato tra il 3 e il 22 gennaio su un campione di 1’223 persone aventi diritto al voto (51 delle quali ticinesi) – evidenzia, inoltre, che la popolazione desidera un esercito pronto all’impiego e una maggiore cooperazione con la NATO. L’adesione all’Unione Europea conquista invece solo una piccola minoranza dei cittadini.

Notiziario del 17:00 del 26.03.2024

Notiziario 26.03.2024, 17:00

Fuori dalla Svizzera il futuro appare buio

Guardando i risultati più nel dettaglio, risulta che solo il 18% delle persone interrogate guarda con speranza al futuro della situazione mondiale. Tale valore – in calo di sei punti rispetto alle rilevazioni del 2023 – viene spiegato dagli analisti dai due conflitti attualmente in corso, cioè la guerra in Ucraina e quella israelo-palestinese. Il dato rappresenta inoltre la cifra più bassa da quando questa domanda è stata posta per la prima volta nel 2015.

Molto più ottimismo viene invece elargito per il domani della Svizzera, su cui confidano il 79% dei partecipanti, mantenendo il valore statisticamente immutato dal giugno 2022. A rinforzare il valore è anche il sentimento di “sicurezza” ampiamente diffuso tra la popolazione, che coglie il 92% degli interrogati: un dato elevato ma in leggero calo rispetto al gennaio dello scorso anno (94%).

Elevata è rimasta anche la fiducia nelle istituzioni che, sebbene i dati non raggiungano i livelli dei sondaggi precedenti, godono di ampio consenso tra gli Svizzeri. Nel confronto sul lungo periodo, Consiglio federale e Parlamento vantano valori superiori alla media.

I cittadini guardano con favore a una maggiore partecipazione svizzera negli affari del mondo

Per quel che concerne la politica estera, una netta maggioranza rimane favorevole all’intensificazione della cooperazione economica con l’Unione europea (76%), all’impegno della Svizzera in seno all’ONU (impegno attivo a favore degli affari dell’ONU: 60%; truppe di pace dell’ONU svizzere: 59%) e a un maggior impegno della Confederazione nella mediazione di conflitti (76%). Il 52% (2023: 55%) è inoltre favorevole a un avvicinamento alla NATO.

Chi dice collaborazione non dice però adesione: come in tutti i sondaggi svolti dall’inizio del millennio, né l’adesione all’UE (17%) né l’adesione alla NATO (30%) godono del sostegno della maggioranza.

L’aiuto allo sviluppo continua da parte sua a essere sostenuto dalla maggioranza dei cittadini (58%), anche se con meno entusiasmo (il calo è di 7 punti). Rimangono tuttavia una minoranza coloro che sostengono l’affermazione secondo cui “la Svizzera dovrebbe fare affidamento solo sulla propria difesa nazionale”: sono il 39%, in crescita però di 6 punti.

La neutralità mette d’accordo (quasi) tutti

Fa quasi l’unanimità, invece, il principio di neutralità: è sostenuto dal 91% degli interrogati, un valore invariato. Per contro, è nettamente calato il consenso per la “neutralità differenziale” (chiara posizione in caso di conflitti politici all’estero, neutralità in caso di conflitti militari): solo il 51% la sostiene (-6 punti).

Lo studio ha anche posto delle domande in merito alle sanzioni pronunciate contro la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina. Rispetto ai mesi di giugno 2022 e gennaio 2023, si registra un significativo cambiamento d’opinione. La maggioranza rimane convinta che le sanzioni adottate siano corrette (69%) e compatibili con la neutralità (64%), ma il tasso di approvazione è nettamente calato (-6 punti in entrambi i casi). Il 41% degli interrogati (+7 punti) è poi del parere che, a causa delle sanzioni, la Confederazione non possa più offrire i suoi buoni servizi.

Esercito: dev’essere pronto, equipaggiato e ben istruito

Per quel che concerne le forze armate elvetiche, il 92% (+3 punti) desidera un esercito “molto ben istruito”, il 79% (+3 punti) uno “completamente equipaggiato”. Quasi la metà degli interrogati (48%, +5) ritiene che l’esercito sia una istituzione centrale della società svizzera. Parallelamente è diminuita la percentuale favorevole a un’abolizione dell’obbligo di prestare servizio (31%, –4).

Capitolo investimenti, una maggioranza relativa (45%) è poi del parere che la Svizzera spenda “il giusto” per la difesa. Coloro che ritengono che si spenda “troppo poco” sono solo il 20% (+6 punti).

Da parte loro, i compiti più importanti delle forze armate agli occhi dei cittadini restano l’aiuto in caso di catastrofe in Svizzera e la difesa del nostro Paese in caso di guerra.

Secondo una netta maggioranza (81%), in futuro la difesa dai cyberattacchi sarà un compito sempre più importante dell’esercito. Con percentuali poco sopra il 60%, si ritiene che aumenterà anche l’impedimento di atti terroristici, l’appoggio alle guardie di confine civili in caso di grandi flussi di rifugiati e l’aiuto in caso di catastrofe in Svizzera.

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