Cinema

I novant’anni di una diva

Il novantesimo compleanno di Sophia Loren non segna solo un traguardo importante per l’attrice, ma traccia le coordinate di quasi un secolo di cinema italiano

  • Oggi, 08:05
  • 2 ore fa
Sophia Loren
  • Keystone
Di: Nicola Lucchi

“Non ho mai immaginato di diventare un’attrice, non erano sogni alla mia portata,” ha dichiarato Sophia Loren in un’intervista a Maurizio Porro, ormai consapevole che la realtà, qualche volta, può fare a cazzotti con l’immaginazione. Quando questa immaginazione ha iniziato a cedere sotto i colpi del reale, è possibile scorgerlo nei suoi primi trionfi ai concorsi di bellezza, nel rapporto con una madre decisa a spronarla ad entrare nel mondo dello spettacolo per agguantare ciò che lei, sosia di Greta Garbo, non era riuscita a prendersi, e nell’esordio in Cuori sul mare (1950) di Giorgio Bianchi dove, solo sedicenne, compariva nei crediti col nome di battesimo di Sofia Scicolone. Solo l’anno successivo, l’incontro con l’uomo che avrebbe cambiato la sua vita, proiettandola nel variegato universo del cinema italiano.

Sophia Loren aveva sedici anni quando incontrò Carlo Ponti. Il produttore ne fu stregato a tal punto da offrirle un contratto di sette anni: un periodo sufficiente a farlo innamorare di lei. Le accuse di bigamia rivolte al produttore sono cosa nota. Ponti si recò in Messico per ottenere un divorzio che in Italia non era ancora concesso, la sposò per procura ed evitò la penisola per non incorrere in guai legali. Nel 1962 il divorzio e un nuovo matrimonio. Quello con la donna che lo avrebbe accompagnato fino alla fine e che aveva contribuito a trasformare in una star internazionale.

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Gli anni Cinquanta furono infatti per Sophia Loren gli anni dell’ascesa. I primi ruoli da protagonista e le collaborazioni con i maestri del cinema, che ne avrebbero tracciato il percorso in compagnia dei grandi attori nazionali e internazionali, primo fra tutti l’amico Marcello. Con Mastroianni aveva già condiviso il set ai tempi di Cuori sul mare, ma è con Peccato che sia una canaglia (1954) di Alessandro Blasetti che nascerà un’amicizia duratura, nonché una delle coppie più belle del grande schermo. L’oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica, La bella mugnaia (1955) di Mario Camerini, Il segno di Venere (1955) di Dino Risi sono solo alcuni dei film che la condurranno di fronte all’attenzione di Hollywood, dove nello stesso decennio reciterà in pellicole come Orgoglio e passione (1957) di Stanley Kramer, La chiave (1958) di Carol Reed e Quel tipo di donna (1959) di Sidney Lumet.

È però una parte che spettava ad Anna Magnani quella che la consacra a icona del cinema italiano e diva internazionale. Con La ciociara (1962) di Vittorio De Sica, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, Sophia Loren interpretò uno dei suoi ruoli più amati, accaparrandosi ogni premio possibile, dal Prix d’interprétation féminine al Festival di Cannes al BAFTA, dal Nastro d’argento all’Oscar. Come per il personaggio di Cesira ne La ciociara, le sue donne, spesso figlie del popolo, nacquero nella culla del neorealismo per disegnare un nuovo profilo della figura femminile, ben lontana da quella tratteggiata dal ventennio. Figure variegate che è stata in grado di vestire e fare proprie, donne risolute e creature infelici, eleganti signore e trascurate domestiche, operaie, prostitute e sofisticate principesse come l’Olympia (1960) di Michael Curtiz.

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Iconico lo spogliarello di fronte all’allupato Mastroianni in Ieri, Oggi, Domani (1963) di Vittorio De Sica, Oscar al miglior film straniero che darà il titolo anche all’autobiografia della diva. Indimenticabile il ruolo della ex prostituta Filumena Marturano in Matrimonio all’italiana (1964), grazie al quale otterrà la seconda candidatura all’Oscar nonché l’offerta, poi rifiutata, di recitare a Broadway. Toccante e memorabile quello della casalinga Antonietta Tiberi in Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola, dove sempre al fianco di Marcello Mastroianni racconterà sul grande schermo l’incontro tra due solitudini nell’Italia fascista.

È proprio pochi giorni dopo la Cinquantesima cerimonia degli Oscar che le cose iniziano ad incrinarsi. Non certo nella carriera, quanto nella vita privata, perché mentre Scola e Mastroianni si riprendono dalla delusione di due Oscar sfiorati con Una giornata particolare, la vita dell’attrice è sconvolta dall’inchiesta della guardia di finanza che coinvolge anche il marito Carlo Ponti, accusato come lei di avere portato all’estero svariati miliardi di lire. Un guaio con la finanza che si ripeterà nel 1982, quando Sophia Loren trascorrerà alcuni giorni in carcere con l’accusa di frode fiscale. Forse anche a causa di questi spiacevoli imprevisti, dai quali verrà assolta, per tutto il decennio Loren si allontanò dal grande schermo dedicandosi per lo più alla televisione, con la miniserie La ciociara (1989) diretta di Dino Risi e Mamma Lucia (1988) di Stuart Cooper. 

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L’Oscar alla carriera assegnatole nel 1991 potrebbe sembrare così la degna conclusione di una lunga carriera, se non fosse per il grande rientro sulle scene col Prêt-à-Porter (1994) di Robert Altman, dove per l’ultima volta al fianco di Mastroianni replicò lo spogliarello di Ieri, oggi, domani. Da qui, sempre più sporadiche apparizioni sul grande schermo a vantaggio del piccolo, tra Francesca e Nunziata (2001) di Lina Wertmüller e La mia casa è piena di specchi (2010) di Vittorio Sindoni. Era però doveroso, dopo settant’anni di cinema, tornare al grande schermo per un addio esemplare al fianco del figlio Edoardo, che nel 2020 la diresse ne La vita davanti a sé, adattamento dell’omonimo romanzo di Romain Gary nel quale l’attrice interpreta la parte dell’anziana ex prostituta Madame Rosa, protettrice del piccolo Momò. Ora che Sophia Loren compie novant’anni, al mondo del cinema non resta che celebrare l’ultima grande diva italiana. Un proposito che non verrà disatteso, da una parte e dall’altra dell’oceano.

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RSI Cultura 26.09.1987, 08:17

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